Treschietto si erge su uno sprone di roccia del Monte Orsaro, lambito alla base da due torrenti: l’Acquetta e il Bagnone, nome anche del comune a cui appartiene.
La sua posizione è ottima per la difesa, tanto che Treschietto fu sempre considerato uno dei castelli più sicuri della Lunigiana.
Nel 1351, per una delle tante divisioni dei Malaspina, Treschietto con Iera, Vico, Finale e Corlaga andò a Giovanni detto “Berretta” che divenne il primo marchese di un nuovo feudo.
Nel castello, fra il 1640 e il 1678, visse il terribile Giovanni Gasparo Malaspina, figlio del marchese Pompeo e di Clelia di Tresana. Quando il padre morì, la vedova pretese che al castello fosse osservato un lutto stretto: silenzio assoluto, tendaggi neri, messe e preghiere.
Quando anche la madre passò a miglior vita, Gasparo decise di riprendersi il tempo perduto, senza andare troppo per il sottile. Le storie ci parlano di un sanguinario, capace d’ogni delitto.
Egli era solito far rapire le più belle fanciulle del paese per organizzare orge e festini; giunse addirittura ad assalire un convento per rapire due giovani converse da poco arrivate. La Domenica, insieme ai propri scherani, girava per i suoi domini per addocchiare nuove vittime da “invitare” al castello e guai a mostrarsi riottose.
La storia più drammatica fu quella di tre graziose sorelle, figlie del falegname Pietrin d’Antonio Malatesta. Egli reagì alle morbose attenzioni che il marchese riservava alle fanciulle, allora i bravi lo gettarono nell’ossario della cappella di San Biagio, nel vicino villaggio di Iera e chiusero la botola con un pesante coperchio di pietra. Alcuni pastori, passando lì vicino, sentirono delle grida e avvisarono i parenti e gli amici del malcapitato che accorsero per salvarlo. Per sua disgrazie i bravi furono più celeri e lo finirono a colpi di pietra e di mazza.