Il castello di Fosdinovo, eretto per controllare un’importante via di comunicazione fra la costa e l’interno, appartenne in origine ai nobili d’Erberia, un’antica famiglia proveniente da Viano, borgo della Val del Bardine. Nel 1340 fu acquistato da Spinetta Malaspina, che lo fece ampliare e potenziare con nuove fortificazioni. Sorse così un maniero spettacolare, caratterizzato da torri semiclindriche, aggettanti rispetto il corpo principale, per garantire un miglior fuoco d’infilata. Oggi appare come una severa fortezza trecentesca, ingentilita da successivi elementi architettonici, come portici, cortili e loggette.

Tali abbellimenti furono imposti dal fatto che Fosdinovo divenne una delle principali residenze dei Malaspina dello “spino fiorito” che ebbero i loro domini sulle terre poste alla sinistra del Magra.

La divisione della famiglia marchionale fu formalizzata a Parma nel 1221, ove si giunse anche a stabilire quali dovessero essere gli stemmi dei due rami. Uno assunse per emblema uno spino secco in campo d’oro, l’altra una spino con piccoli fiori bianchi, sempre in campo d’oro. Ambedue mantennero l’aquila bicipite, fregio che era stato loro assegnato dall’Imperatore Federico II.

Al XVII secolo risale uno degli episodi più cruenti della storia di Fosdinovo.

Tutto iniziò nel 1669 quando il marchese Pasquale morì improvvisamente a 49 anni, senza lasciare eredi maschi. Gli subentrò Ippolito, il congiunto più prossimo, che nel 1671 sposò Cristina Adelaide Pallavicini; nello stesso anno, però, fu ucciso dal fratello Ferdinando, desideroso di prenderne il posto. L’assassino si era fatto aiutare da una banda di armati fra i quali si distingueva Bartolomena De Negro, sua ex amante, che dimorava nel tetro castello dell’Aquila a Gragnola. Si dice che la donna insultasse il corpo del marchese ormai esanime ironizzando sulla sua corporatura robusta. Gli autori del delitto non furono comunque fortunati, giacchè subito dopo Ferdinando fu colpito a morte dai partigiani d’Ippolito. Il feudo fu così erediatato da Cristina Adelaide, appena ventenne e in avanzato stato di gravidanza. La leggenda narra che la donna, ignorando il sesso del nascituro, si fosse procuarata un maschietto appena nato, giacchè la legge ereditatria di Fosdinovo prevedeva che il marchesato fosse trasmesso solo a uomini. LA sua fu, tuttavia, una precauzione inutile, perchè venne alla luce un bambino sano e robusto, che fu chiamato Carlo Agostino.

Cristina resse il marchestao fino alla maggior età del figlio e presto fiorì su di lei un’ingiusta leggenda che l’accusava di essere una sorta di mantide sanguinaria, pronta a eliminare i propri amanti col trabocchetto a lame del castello. In realtà fu una donna di polso e un’ottima amministratrice. Ebbe un’unica relazione con Francesco Precetti, ufficiale delle guardie, dal quale ebbe un figlio che poi si trasferì in Veneto con il padre.

Fosdinovo rimase ai Malsapina fino al 1797, quando i francesi cacciarono il marchese Carlo Emanuele. Dopo meno di sessant’anni, nel 1867 i Malaspina-Torrigiani riacquistarono l’avito bene per 14.000 lire e da allora ne mantengono il possesso.

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