Vinca, situata a circa 800 metri di altezza, nel Parco Naturale delle Apuane, è un bel paese celebre, tra l’altro, per un pane d’eccezionale qualità.
Un tempo la quiete di questo luogo alpestre fu minacciata da un uomo terribile, Matteo Filippo Caldani, che viveva di rapine e di delitti. Non aveva pietà per nessuno e, contornato da uno stuolo di tagliole, terrorizzava paesi e campagne.
Un giorno, durante l’imperversare di un fortunale, egli tornava carico di bottino dall’ultima impresa, ma mentre attrvaersava il ponte di Santa Lucia sul Lucido a Monzone Alto, udì il canto di alcune oranti. Improvvisamente, allora, fu preso da un forte senso di pentimento e decise di cambiare vita.
Non si sa cos’abbia pensato in quel drammatico momento, quali scene siano passate davanti ai suoi occhi, ma quest’immagine di conversione è molto similarea quella dell’Innominato nel celebre romanzo manzoniano.
Si tolse dalla tasca una chiave e la gettò nelle acque tumultuose del fiume, affermando che la sua anima si sarebbe salvata solo se ne fosse tornato in possesso. Si ritirò quindi, a vita eremitica in una grotta sul Pizzo d’Uccello dove passò anni ed anni in preghiera, soffrendo il freddo e la fame.
Un dì, alcuni abitanti della zona, che contribuivano a sfamarlo donandogli ogni tanto un po’ di cibarie, gli regalarono una trota appena pescata, nel cui ventre il bandito redento trovò proprio la chiave che aveva gettato nel Lucido: era la prova che, dopo tanta espiazione, aveva ottenuto la salvezza e il perdono.